Catalogo
Khaleb piccolo amico arabo

AutoreDaniela Palumbo
Anno di pubblicazione1999
EditorePaoline
AbstractNico, 15 anni napoletano, è un ragazzo a rischio. Da poco orfano di madre –l’unica persona che lo capiva (adesso le scrive rivelando i suoi pensieri); il padre è chiuso, severo, non gli vuole bene, non è contento di lui, che non ha finito le medie e gli dice che finirà male. Sono poveri e vivono in un quartiere povero. I suoi due amici più grandi sono già degli habitués del carcere minorile. Lo sfidano a compiere un’azione altrimenti non è uomo e già gli insegnano come si dovrà comportare quando lo beccheranno. L’azione inizia con Nico che sta rubando un’auto per dimostrare che non è una mammoletta. Suona l’allarme, accorre la polizia, fugge sull’auto ma investe un cane e si ferma a soccorrerlo; abbandona l’auto fugge a piedi con i poliziotti dietro. Li ha seminati? sembra di sì. Si ferma esausto, è al canile comunale di fronte a lui in gabbia un cucciolo tristissimo. Inizia a coccolarlo e voilà beccato! I poliziotti sono lì. Cerca di fare il duro... finisce al Centro Prima Accoglienza (CPA) in attesa di essere portato di fronte al giudice ed anche della reazione del papà... Si insiste molto su questo momento. E’ su una soglia. Entrerà o no nel mondo della malavita? Gli dicono che malgrado il tentato furto ancora può scegliere, decidere chi vuole essere e Nico si rende conto che ancora non ha mai pensato ad un suo futuro in realtà, mai si è chiesto: cosa voglio fare?
Nella stanza dove lo chiudono c’è un ragazzino strano, Khaleb. Arabo? Si, parla arabo, non si intendono ma Nico gli parla, si interessa di lui. L’altro pure, ma parla arabo... La mattina dopo quando Nico va -per tornare a casa- gli mette in tasca una preghiera musulmana in italiano (scheda sull’islam, la prima di una serie introdotte di volta in volta da un piccolo pretesto nella narrazione, in adempimento al sottotitolo). Nico torna al padre ma deve presentarsi da una psicologa ed i servizi sociali lo collocano in un’altra SM, in un quartiere ricco, per bene con tanto di sostegno perché sebbene abbia due anni più degli altri compagni è più indietro con la preparazione. L’inserimento si rivela più difficile da parte sua – si vergogna- che non da parte degli altri. Soprattutto l’intraprendente Lisa gli darà una gran mano. Ritroverà Khaleb davanti alla gabbia del cuccioletto triste (detto Linus ma è femmina) e diventeranno amici. K. cerca il padre, venuto dal Marocco per lavorare che non dà più notizie di sé da mesi. Lui è fuggito da casa fin lì per cercarlo, ha una sorella sposata a Napoli da cui dice di vivere, ma non è vero perché la sorella d’intesa con la madre lo vorrebbe rimandare in Marocco, ma lui si ostina a cercare il padre e fugge anche da lei. Per finire Nico, Lisa – la compagna di classe intraprendente- i loro genitori, i servizi sociali e tutti quanti decidono di cercare questo padre. Si scoprirà che è in carcere a Milano coinvolto ingiustamente in una lite ed in attesa di un giudizio che chissà quando verrà perché ha mandato gli ultimi soldi alla famiglia invece di pagare un avvocato... non ha fatto sapere nulla a nessuno perché lui è un uomo religioso, molto osservante e si vergogna di essere in carcere, anche se del tutto innocente. Di tutto questo K. nulla deve sapere altrimenti fuggirebbe a Milano e chi lo trova più? Finirà tutto bene: scagionato pienamente e liberato il padre, rientro in Marocco, ripresa della scuola. Nico stesso e suo padre nel frattempo hanno iniziato un bellissimo rapporto; il ragazzino ha capito che vuol fare il veterinario e Lisa diventa la sua ragazza. Per gli amici non ha più tempo.
CommentiMa questo libro non mi è piaciuto. Khaleb si presenta da subito come mussulmano, cosciente della sua religione, della morale che ne deriva. I suoi comportamenti si radicano lì, il suo impegno nella vita nasce lì, il suo amore per la mamma ha lì il suo fondamento; è praticante (digiuna durante il Ramadan anche quando vive sotto i ponti, è solo e nessuno glielo ricorda. Sa perché lo fa e ne è orgoglioso). Anche il padre: il suo comportamento è dettato dal credo religioso. Nico, suo padre, i poliziotti (di cui la poliziotta è pur una bella figura di persona sensibile e capace di andare oltre le apparenze), Lisa e sua madre, avvocato, sono generosi e compassionevoli ma non sembrano appartenere a nulla, non sembrano agire in base a nulla se a una sorta di buon sentimento di cui non si sanno le radici. Tanto K. spiega il suo credo e quanto ne deriva tanto gli altri non gli dicono nulla, non hanno nulla da dirgli. In questa Napoli non c’è nemmeno un campanile... Nico ha conosciuto K. e tutto un mondo ma K. chi ha conosciuto? Si può parlare di incontro quando uno non dice nulla della sua identità?
C’è un solo momento di scontro in cui K. è invitato ad aprirsi all’altro, a fidarsi di qualcosa di diverso da quello che pensa lui ed in apparenza gli è contro, ma francamente nella logica del racconto è piuttosto gratuito e artificioso.
E sono le Edizioni Paoline! Proprio interessante!

Ultimo aggiornamento: 09-03-2020